Roberto Greco, artista e fotografo: Questionario Olfattivo

Sono un’artista fotografo italiano nato in Svizzera, ora vivo e lavoro a Parigi da circa 8 anni.

Che cosa significa per te il profumo?

Una possibilità di arricchire la mia mente di nuove immagini e nuovi racconti.

Il tuo primo ricordo olfattivo?

Quando mia madre spruzzava un pò del suo «Dune» di Dior su cuscini o sciarpe durante le vacanze senza di lei.

Esiste un profumo o odore che ti fa tornare bambino?

Appena sento un accordo di cipria polverosa, un pò «pot pourri» e con leggeri tocchi di incensi ecclesiastici.

Il primo profumo che ti hanno regalato?

Avevo 12 anni, ed era Fahrenheit di Dior. Lo regalarono a mio fratello maggiore che mi disse che lo potevo tenere perché per lui l’odore era insopportabile.

Quale è il profumo che indossi oggi?

Serge Noire di Serge Lutens, ricordo del mio viaggio in Giappone.

In che modo sei arrivato al mondo della profumeria? È stato l’amore al primo “sniffo” oppure un percorso molto più lungo?

Il profumo in sé è arrivato tardi, circa 13 anni fa ma gli odori mi hanno sempre appassionato. Il mio primo mestiere, a 15 anni è stato l’orticoltura. Ero immerso in fiori, foglie, terra… e quindi il mio diario olfattivo ho iniziato ad arricchirlo in questi tempi, anche se inconsciamente.

Sei un affermato fotografo, conosciuto al livello internazionale e hai ricevuto diversi premi. Come è iniziato il tuo amore per questa arte?

Non avevo né amore né passione particolare per la fotografia, mi sono ritrovato con una camera in mano per i miei 14 anni e come tanti adolescenti avevo voglia di immortalare tutto quello che mi circondava. La macchinetta fotografica l’avevo sempre con me, e fotografavo di tutto: amici, sconosciuti, i miei animali, fiori, me stesso, c’era la magia di aspettare lo sviluppo della pellicola, certo, ma era soprattutto molto più comodo e rapido fotografare l’istante che disegnarlo, o scriverlo in un diario.

Oggi, anche se lavoro sia in digitale che in analogico, questa magia non è più paragonabile, nel senso che creo solo in studio, costruisco le mie immagini e non sono più momenti «rubati». Aggiungo che non faccio nessuna foto fuori dello studio, anche quando sono in viaggio, e anche avendo un cellulare.

Œillères nasce da questo incontro tra le due forme di arte. Come ha preso forma questa idea? Che cosa ti ha ispirato?

Nel 2011 ho realizzato «After still life», una serie di nature morte ispirate dal periodo del Rinascimento. Fiori appassiti, animali morti, frutta matura, ecc.… tutto questo aveva un odore molto particolare, ed ero l’unico ad averlo vissuto durante gli scatti. Le mostre hanno avuto successo, e per la prima volta le mie opere sono state acquistate da collezionisti. Volevo dire a tutti loro che dietro queste immagini, costruite da una composizione e una luce precisa, c’era tutto un mondo di odori e situazioni indicibili, poco piacevoli (ratti nel congelatore, pesci di acquario essiccati nella forma desiderata, muffa sulla frutta…). Mi è venuta l’idea di aggiungere sentori durante le mie mostre.

Ovviamente non volevo ricreare l’odore sgradevole ma pensare una sinestesia tra vista e olfatto mi è sembrato affascinante. Ho iniziato ad appendere una coda di cavallo (sì, una vera!) che sapeva naturalmente di paglia e di cuoio, ma poca gente voleva metterci il naso. Poi ho mischiato candele, profumi esistenti, e varie essenze però non ce l’ho fatta. Creare un odore che vesta uno spazio non era nelle mie competenze. E lì, ho iniziato a sognare di collaborare con un naso, a cui chiedere di «mettere in flacone l’odore di una serie di foto». Non mi sembrava possibile, eppure l’incontro con Marc-Antoine Corticchiato mi ha dato torto visto che ha voluto lanciarsi nell’avventura con me. E così è nato Œillères

Nel 2020 crei in collaborazione con il naso Rodrigo Flores-Roux la seconda fragranza Porter sa Peau, molto diversa da Œillères: potresti raccontarci questo Objet Parfumant?

Dopo la serie fotografica «Œillères» (paraocchi), ho lavorato per tre anni su «Porter sa peau» (indossare la sua pelle). Questo progetto è stato più intimo, infatti è autobiografico. Ogni messa in scena che compongo con personaggi e oggetti è un pezzo della mia vita: un omaggio a mia madre, un racconto su mio padre, la dualità delle mie origini, un autoritratto, ecc…

E’ stato complesso tradurre tutto questo in odore, e con Rodrigo Flores-Roux ho voluto parlare solo di tessiture, evocare le sensazioni che ricercavo sia con il profumo, che con il trattamento particolare che davo a questi nuovi visual: nebbiosi, imprecisi, sfocati, toni carnali, atmosfera umida e grassa, pelli polverose e grasse, ecc… ovviamente col tempo siamo dovuti entrare nel dettaglio e citare qualche nota, la trama era: aldeidi vaporosi, narciso in overdose, biancospino cremoso, vari muschi retrò, ambra grigia salata, (certo ci sono tantissimi altri ingredienti!)

Il narciso mi è piaciuto per il suo doppio senso: per il suo odore affascinante di cuoio peloso e di polline terroso, ma anche per il suo significato perfetto per tradurre una serie autobiografica.

Dove è possibile acquistare le due fragranze?

In Italia da Studio Olfattivo e dalla Parafarmacia Dr. Adbaya, in Francia da Jovoy e negli Stati Uniti da Lucksycent.

Hai un rituale profumato?

Andare a letto indossando due profumi diversi sui polsi per pensare a cosa indosserò domani. Al mattino ho già dimenticato, e quindi questo rituale non ha senso.

Cani o gatti?

Gino, ma è più di un cane, è tutto per me! Mi accompagna ovunque, anche durante gli shooting.

Dolci o salato?

Dolci. (ma mangerei tutto quello che cucina mia nonna o mia madre, dolci e salati!)

Se avessi un superpotere quale sarebbe e perché?

Rilassarmi.

Come ti rilassi?

Riferirsi alla risposta precedente.

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